Dodici anni
Ci troviamo di fronte a una catastrofe climatica imminente. Secondo le Nazioni Unite abbiano circa dodici anni per scongiurarla.
Dodici anni.
Non è molto tempo. Vi ricordate quando Steve Jobs annunciò la nascita dell’iPhone? Sembra ieri. È successo nel 2007, dodici anni fa. O quando J.K. Rowling rese nota l’uscita dell’ultimo capitolo di Harry Potter? Sembra ieri. Era il 2007, dodici anni fa.
Dal momento che abbiamo dodici anni e che dodici anni non sono molti, cosa dovremmo fare?
Potremmo sperare che la tecnologia trovi e metta in pratica qualche tipo di “rimedio”. Sarebbe fantastico, ma qual è la probabilità che si possa trovare e mettere in pratica una soluzione vera in dodici anni?
È una domanda retorica. Le probabilità sono molto scarse.
Potremmo chiedere ai governi di trovare una soluzione. Ipotesi fantastica anche questa, ma in quanti casi i governi si sono dimostrati sensibili alle preoccupazioni dei cittadini e hanno fatto qualcosa che non andasse a vantaggio delle multinazionali, che sono di fatto i veri governi?
Anche questa è una domanda retorica. Le probabilità sono molto scarse.
Guardando quelli di Extinction Rebellion che si incollano a oggetti vari e chiedono al governo di creare una “Assemblea dei cittadini” alla quale delegare l’autorità di decidere in che modo scongiurare la catastrofe climatica mi domando, seriamente, se queste persone vivono sul mio stesso pianeta. Qualcuno crede davvero che ci sia una speranza su un milione che ciò accada?
Esiste qualcosa che potremmo fare e che farebbe la differenza?
Sì, c’è una cosa che potremmo fare che non richiede nessuna innovazione tecnologica o azione governativa.
Possiamo adottare una dieta vegana.
Sappiamo da anni ormai che l’allevamento è una pratica spaventosamente dissennata in termini di uso inefficiente delle risorse. Per produrre un chilogrammo di carne un animale deve consumare molti chilogrammi di cereali o foraggio. L’allevamento inoltre comporta l’uso inefficiente dell’acqua: produrre un chilogrammo di carne richiede molta più acqua di quella impiegata per produrre altrettante patate o grano.
Recentemente alcuni ricercatori di Oxford hanno pubblicato un lavoro ragguardevole che ha messo in chiaro che il modo migliore per evitare la catastrofe climatica è adottare la dieta vegana. Uno dei ricercatori coinvolti nella ricerca, il Dr. Joseph Poore, ha dichiarato: “La dieta vegana è probabilmente il modo migliore per ridurre il nostro impatto sul pianeta Terra, non solo in termini di gas serra, ma anche in termini di acidificazione globale, eutrofizzazione, consumo di suolo e di acqua.” Ha inoltre aggiunto che diventare vegani “avrebbe un impatto maggiore rispetto alla riduzione dei viaggi in aereo o all’acquisto di un’auto elettrica.”
Un altro gruppo di ricerca di Oxford ha scoperto che per evitare la catastrofe climatica è necessario ridurre drasticamente il consumo di carne. Non stiamo parlando di iniziative come “Meatless Monday” o “Vegan Before 6.”. Parliamo di ridurre tutti quanti del 75% il consumo di carne bovina, del 91% il consumo di carne suina e della metà il consumo di uova. Anche i latticini hanno un impatto ambientale fortemente negativo.
Un recente studio della Harvard University ha dimostrato che il Regno Unito potrebbe sostentarsi e combattere il cambiamento climatico riforestando i terreni usati per l’allevamento: “convertire in foreste i terreni attualmente utilizzati per il pascolo e le coltivazioni destinate all’allevamento potrebbe assorbire fino a 12 anni di emissioni di anidride carbonica.”
C’è bisogno di una seria campagna che diffonda un messaggio semplice a livello mondiale: Abbiamo ancora dodici anni. “Se vogliamo scongiurare la catastrofe climatica, dobbiamo eliminare carne, latticini, uova ecc. e diventare vegani. Magiare frutta, verdura, cereali, semi ecc.; cibi che sono largamente disponibili e meno costosi dei prodotti di origine animale. Non si tratta di un’opzione ma di una necessità”
A questo punto si potrebbe obiettare che adottare la dieta vegana non è assolutamente “necessario” in quanto si potrebbe associare la riduzione dei cibi di origine animale con altre misure.
È vero, si potrebbe associare una riduzione significativa del consumo ad altre tecnologie, ma va ribadito che semplicemente non abbiamo il tempo di sviluppare tali tecnologie e anche se tutte le tecnologie fossero già disponibili, non avremmo comunque tempo a sufficienza per stabilire quali combinazioni di strategie funzionerebbero, e quante persone dovrebbero partecipare a quali strategie al fine di ottenere ciò che si otterrebbe con una diffusione capillare della dieta vegana.
Ricordate: abbiamo dodici anni.
Si potrebbe obiettare che adottare una dieta vegana non è necessario poiché basterebbe una riduzione drastica. Ma anche ammettendo che una drastica riduzione del consumo fosse sufficiente, sappiamo che non tutti attuerebbero tale riduzione. Quindi coloro che eliminano completamente i prodotti di origine animale compenserebbero la mancata riduzione da parte degli altri.
Ricordate: abbiamo dodici anni.
Pertanto, se l’adozione della dieta vegana da parte di un numero consistente di persone è necessaria nel senso letterale del termine “necessità”, allora lo è da punto di vista pratico. Può non essere sufficiente, nel senso che si deve fare di più. Ma sicuramente è il minimo che dobbiamo fare.
A questo punto non avendo più modo di evitare l’inevitabile, si potrebbe chiedere: come sarebbe possibile ottenere tale risultato nella pratica? Si potrebbe pensare che l’adozione della dieta vegana da parte di un numero consistente di persone sia semplicemente irrealistico.
Risposta: dobbiamo sperare che non lo sia perché abbiamo dodici anni ancora e questa è l’unica cosa fattibile che avrà un impatto positivo e che non implica nessuna innovazione tecnologica e non richiede alcuna azione da parte dei governi. Sta a noi decidere di farla.
È necessario che gli ambientalisti riconoscano la necessità che il veganismo venga adottato da un numero consistente di persone. Al momento nessuna fazione del movimento ambientalista presenta il veganismo come una necessità. Né i Verdi, né Greenpeace, né Extinction Rebellion. Nessuno. Semmai questi gruppi si danno da fare per affermare che la dieta vegana non è necessaria.
Capisco che i gruppi ambientalisti siano preoccupati dal fatto che se presentassero la dieta vegana come necessaria a scongiurare la catastrofe climatica ciò influenzerebbe negativamente le donazioni.
Il che è del tutto possibile, almeno nel breve termine. Ma ricordate che abbiamo dodici anni. È arrivato il momento che queste organizzazioni svolgano una funzione educativa, diano l’esempio e smettano di assecondare assurde fantasie in cambio di donazioni. È arrivato il momento che queste organizzazioni smettano di agire come la Chiesa medievale, vendendo eco-indulgenze a chi mangia prodotti di origine animale “sostenibili” o “a chilometro zero” e aderisce ai “Meatless Monday”.
E prima che lo dimentichi, in caso pensiate che i prodotti di origine animale “sostenibili” o “a chilometro zero” siano la soluzione, riflettete. Gli animali al pascolo “sostenibili” possono consumare meno cereali, ma bevono più acqua perché sono più attivi; producono comunque metano; e richiedono più terreni dedicati al pascolo. I prodotti animali a chilometro zero hanno un impatto ambientale molto maggiore rispetto ai vegetali che sono stati coltivati altrove. Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology, il trasporto rappresenta solo l’11% delle emissioni di CO2 legate al cibo, mentre l’83% è attribuibile alla produzione. Perciò l’idea che chi consuma prodotti di origine animale a chilometro zero faccia di più per l’ambiente rispetto a chi consuma prodotti vegetali che arrivano da fuori è semplicemente errata.
Non si può negare l’evidenza.
Se i maggiori gruppi ambientalisti, insieme ai gruppi a loro affiliati di tutto il mondo, dicessero chiaramente la stessa cosa: non abbiamo altra scelta che quella di promuovere una dieta a base vegetale se vogliamo evitare la catastrofe, il loro messaggio catturerebbe l’attenzione del pubblico. Otterrebbe l’attenzione dei governi, che finora hanno giustificato la loro quasi totale inerzia con la mancanza di consenso fra le varie fazioni del movimento ambientalista su cosa è necessario fare.
Si opporrebbero in molti a questa presa di posizione? Ovviamente sì, all’inizio. Ma questa non è una giustificazione per non essere chiari su ciò che deve essere fatto; è semmai un motivo per lavorare di più ed educare il pubblico in modo chiaro e univoco: abbiamo ancora dodici anni e c’è bisogno di adottare una dieta vegana se vogliamo sopravvivere.
Mi rendo conto che ciò comporterebbe che i leader del movimento ambientalista adottassero loro per primi la dieta vegana. Sfortunatamente, molti ambientalisti credono alle loro stesse fantasie e chiedono donazioni per continuare a diffonderle. È arrivato il momento che questi leader prendano in considerazione ciò che dice la scienza e riconoscano che, dal punto di vista pratico, dobbiamo presentare la dieta vegana come la norma. Devono accettare l’idea che la dieta vegana è necessaria, devono ricordare a sé stessi che abbiamo ancora dodici anni.
Prima di concludere, voglio rispondere alle eventuali accuse secondo le quali avrei un secondo fine. Sono diventato vegano 37 anni fa e sono rimasto vegano principalmente per ragioni etiche. Rifiuto la violenza. Resto allibito quando penso che uccidiamo circa 70 miliardi di animali terrestri e una quantità stimata in un trilione di animali marini ogni anno per mangiarli; più del numero totale degli esseri umani vissuti finora; senza che ce ne sia bisogno. Nessuno sostiene che abbiamo bisogno di prodotti di origine animale per essere in salute e un numero crescente di medici convenzionali riconosce che la dieta vegana può essere in realtà più sana di una dieta che include prodotti di origine animale. Francamente, se credete che sia sbagliato infliggere inutilmente sofferenze o morte ad altri esseri senzienti, allora non comprendo perché non siate vegani.
Quindi se volete ignorare ciò che ho detto, ossia che il veganismo è necessario per scongiurare la catastrofe climatica sulla base del fatto che lo ritengo altresì necessario dal punto di vista della non violenza e dal punto di vista etico, potete farlo. Ma vi ricordo che:
abbiamo ancora dodici anni.
Tradotto da Samuela Bernetti